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Supermarket Love, Dooseob - Slash

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sleeping-b2uty
view post Posted on 15/12/2012, 19:20




Titolo: ​Supermarket Love
Tipologia: two shot
Gruppo: B2ST
Pairing: Dooseob
Genere: fluff, slice of life, romance
Rating: verderrimo
Warning: FLUFF ALERT (In caso di carie fulminanti la direzione non si prende nessuna responsabilità. Le visite dal dentista saranno quindi tutte a carico del lettore)

In sostanza, questa storia racconta di come Yoseob e Doojoon si sono incontrati e di come il loro rapporto si è sviluppato.
Ogni parte (sono 10 in totale) tratterà un episodio particolare. Alcuni episodi potranno sembrare più rilevanti di altri, ma vi assicuro che avranno tutti una certa importanza.
La storia, che copre su per giù un anno, è scritta dal punto di vista di Yoseop.
Dongwoon, Gikwang, Hyunseung e Junhyung compariranno, ma la loro sarà una parte minima.



Alcune parole che potreste non conoscere (ma che sicuramente conoscerete)
Kawi-bawi-bo: è il giochino carta forbici sasso
Bubble tea: click me l’ho assaggiato ed è buonissimo. Le palline però sono alquanto fastidiose dopo un po’.
Babo: stupido, sciocco
Yeobo: caro, tesoro
Jagiya: stesso significato di yeobo, ma leggermente più profondo, intimo.

Questo è il link a EFP se vi torna più comodo leggerla lì click me

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~ 1 ~



La prima volta che Yoseob lo vide fu in una calda sera di giugno.
Yoseob e Gikwang erano entrati nel supermarket vicino a casa per comprare gli ingredienti necessari per la pizza che Hyunseung, il loro coinquilino, aveva avuto la pazza (e fastidiosa) idea di preparare quella sera.
Yoseob si promise che non avrebbe più perso a kawi-bawi-bo e che la prossima volta sarebbe toccato a Hyunseung e Dongwoon uscire di casa dopo essere appena rientrati da una lunga giornata all’università.
Non appena entrarono nel supermarket si diressero a passo spedito verso il reparto frigo. Osservarono con occhio critico i diversi tipi di wurstel perfettamente allineati sugli scaffali.
Yoseob fece per afferrare quelli di pollo, ma Gikwang lo fermò.
“Siamo sicuri che siano quelli giusti?” domandò insicuro.
Yoseob fece spallucce “Sono solo wurstel”
“Aspetta, prendiamo questi” disse Gikwang, prendendone un altro tipo.
“Questi sono affumicati” gli fece notare Yoseob. “A me non piacciono” disse, storcendo il naso.
Gikwang rimise a posto la confezione, sbuffando “Questi vanno bene allora?” domandò spazientito, sventolandogli sotto al naso dei wurstel di pollo.
“Sono quelli che ho preso prima io!” ribatté Yoseob, irritato.
Stavano ancora discutendo su quale tipo di wurstel prendere quando vennero interrotti.
“Scusate, sapete dove posso trovare le bibite gassate?”
Si voltarono e videro un ragazzo alto, moro e con degli occhi da infarto, che li stava guardando, aspettando una risposta e sorridendo leggermente imbarazzato.
“Da quella parte” risposero nello stesso momento dopo qualche secondo.
Yoseob indicò la fila di scaffali alla propria destra e, contemporaneamente, Gikwang indicò quelli alla propria sinistra.
“Wow” esclamò il ragazzo, osservando divertito le loro braccia incrociate e che puntavano in direzioni opposte. “Potete farlo di nuovo?”
Yoseob e Gikwang si guardarono e scoppiarono a ridere.
“Sono sicuro che siano da quella parte” disse Yoseob, leggermente in imbarazzo, indicando la direzione di prima.
“Grazie” rispose il ragazzo, sorridendo.
Il cuore di Yoseob fece una capriola davanti a quel sorriso abbagliante. Lo guardò allontanarsi, non riuscendo a staccargli gli occhi di dosso.
“Su, andiamo!” gli disse Gikwang, riportandolo alla realtà, tirandogli la manica della camicia. “Dobbiamo ancora prendere la farina e la mozzarella”
Yoseob scosse la testa e seguì l’amico, portandosi una mano al petto, cercando di calmare il battito impazzito del proprio cuore.
Erano chini davanti allo scaffale della farina, indecisi se prendere quella di grano tenero ’00’ o quella di grano duro, quando vennero interrotti. Di nuovo.
“Ehm, mi dispiace disturbarvi ancora, ma da quella parte di bibite gassate non ce n’è nemmeno l’ombra”
Yoseob alzò lo sguardo dai due pacchi di farina che teneva tra le mani e incontrò quello del ragazzo di prima, in piedi poco distante da loro.
Continuò a guardarlo, ancora chinato a terra, senza rispondere, chiedendosi come mai non fosse andato a cercare un dipendente invece di chiedere a loro.
“Sono sicuro che siano da quella parte” rispose comunque, aggrottando le sopracciglia.
“In quella direzione ci sono solo i prodotti per la casa” disse il ragazzo.
“Devi seguire il corridoio fino alla fine e poi girare a destra” gli spiegò Yoseob “Vieni, ti faccio vedere”
Lo afferrò per il polso e lo guidò verso lo scaffale delle bibite gassate. “Ecco” gli disse, indicandogli la fila di bottiglie di coca-cola, aranciata e lemon soda.
“Grazie mille. Davvero” lo ringraziò, sorridendogli di nuovo.
Yoseob pensò che se avesse sorriso un’altra volta avrebbero dovuto chiamare il pronto soccorso, perché il suo cuore si era quasi fermato. Di nuovo.
“Non c’è di che” rispose, ancora un po’ stordito.
Raggiunse Gikwang che era ancora chino davanti allo scaffale della farina.
“Ho deciso di prendere la farina di grano duro” gli disse senza distogliere lo sguardo dal pacco che teneva tra le mani “Credo che Hyunseung farà più storie per i wurstel e ricordiamoci di...Ehi! Mi stai ascoltando?”
Gikwang si era alzato e lo stava guardando irritato.
“Sì, ovvio” rispose Yoseob in fretta. “Le mozzarelle, giusto?”
Yoseob non aveva ascoltato una sola parola di quello che Gikwang aveva detto. Il suo sguardo era puntato sul ragazzo in coda alla cassa.
“Tu vai a prendere la mozzarella, io mi metto in coda” gli disse, prendendo il pacco di farina e i wurstel dalle sue mani e avviandosi verso le casse.
Gikwang lo guardò allontanarsi, scuotendo la testa rassegnato.
Yoseob prese un bel respiro e si mise in coda dietro al ragazzo.
Voltati. Voltati. Ti prego. Pensò, serrando gli occhi con forza.
Le sue preghiere furono esaudite perché il ragazzo si voltò davvero.
“Oh, ehi!” esclamò quando lo riconobbe “Grazie ancora per prima” disse, mostrandogli le bottiglie di coca cola che aveva in mano.
“D-di niente” balbettò Yoseob, cercando di distogliere lo sguardo dalla bocca dell’affascinante sconosciuto.
Il ragazzo sorrise ancora e Yoseob trattenne il respiro. Stava per dire qualcosa, qualsiasi cosa per riempire quel silenzio imbarazzante, quando il ragazzo si accorse che era il suo turno.
“Oh, tocca a me!” disse, affrettandosi a posare alla cassa ciò che stava per acquistare.
Yoseob seguì ogni suo movimento: lo guardò tirare fuori il portafoglio dalla tasca, prendere due banconote da 1000 won e sorridere alla cassiera dopo avergli chiesto gentilmente una busta.
Yoseob lo guardò mettere dentro il sacchetto le bottiglie di coca cola, prendere lo scontrino e infine voltarsi verso Yoseob.
“Ci vediamo” lo salutò con un cenno della mano, poi uscì dal supermercato.
Quando le porte scorrevoli si furono finalmente chiuse, Yoseob ricominciò a respirare.
Appoggiò il pacco di farina e i wurstel sulle guance, cercando di raffreddarle perché, davvero, non erano mai state così calde.
“Si può sapere cosa stai facendo?”
La voce di Gikwang lo colse di sorpresa, facendogli cadere i wurstel. Si chinò a raccoglierli, lanciandogli un’occhiataccia.
“Niente” rispose secco “Dai, tocca a noi” disse poi, prendendo la mozzarella che Gikwang gli stava porgendo e sistemandola sul rullo insieme alla farina e ai wurstel.
Usciti dal supermarket si avviarono subito verso casa. Hyunseung e Dongwoon erano tipi impazienti quando c’era di mezzo il cibo.
“Sai...” cominciò Gikwang, rompendo il silenzio.
“Mmh?”
“Quel ragazzo…”
Yoseob si irrigidì improvvisamente e si fece più attento.
“Non l’ho mai visto. Forse è nuovo in città” concluse pensoso.
“Già” si limitò a rispondere, tirando un sospiro di sollievo.
Per fortuna Gikwang non ritornò più sull’argomento, preferendo parlare di quale film avrebbero visto dopo cena.
Yoseob non l’ascoltò veramente, limitandosi ad annuire ogni tanto quando gli veniva rivolta direttamente la parola. Per il resto del tragitto, e anche per il resto della serata, pensò solo al ragazzo del supermercato, pregando con tutto se stesso di poterlo rivedere.

Alla fine non prepararono la pizza. Si erano scordati di comprare il lievito.
Ordinarono del pollo fritto dal negozio a pochi passi da casa.
Hyunseung, però, non perse occasione di criticare ciò che avevano comprato. I wurstel di tacchino non erano buoni come quelli di suino; la farina di grano duro non andava bene, serviva quella di grano tenero; esisteva la mozzarella specificatamente per pizza e loro, ovviamente, avevano comprato quella normale.
Hyunseung dovette ringraziare Dongwoon per avergli salvato la vita, quella sera. Se non ci fosse stato lui, Gikwang lo avrebbe strozzato.
Yoseob si estraniò completamente da tutto.
Chiuso nella sua bolla, pensava ancora al ragazzo senza nome.

~ 2 ~



La seconda volta che lo vide fu una settimana dopo, davanti allo scaffale dei cereali.
Era indeciso se comprare quelli con i frutti di bosco o quelli con i riccioli di cioccolato. Aveva sempre avuto un debole per i mirtilli, ma quella volta aveva voglia di cambiare.
Alla fine optò per quelli al cioccolato. Si alzò in punta di piedi per prenderne una confezione, ma si rese conto di non arrivarci. Riprovò ancora una volta, ma le sue dita arrivavano a malapena a sfiorare lo scaffale.
Sbuffò, frustrato, quando sentì la presenza di qualcuno dietro di sé. Non fece in tempo a girarsi che vide una mano allungarsi e prendere con facilità la scatola di cereali.
“Cercavi questi?”
Yoseob si voltò di scatto, riconoscendo subito quella voce.
Diventò improvvisamente rosso e sentì i battiti del cuore aumentare.
“Sì, grazie” rispose timidamente, abbassando subito gli occhi.
Quando si decise a guardarlo di nuovo, il ragazzo gli stava sorridendo.
“Io sono Yoon Doojoon” si presentò, porgendogli la mano.
“Yang Yoseob” rispose, sorridendo a sua volta.
Doojoon lo guardò ancora per qualche secondo, poi parlò di nuovo. “Beh, ci vediamo in giro allora!”
“Sì, ci vediamo presto” gli rispose Yoseob.
Lo guardò allontanarsi, maledicendosi per non avergli impedito ancora una volta di andarsene.
Si diresse alla cassa come camminando sulle nuvole, tirando fuori i soldi meccanicamente.
Arrivato a casa non aveva ancora smesso di sorridere.
Salì le scale in fretta. Sapeva già cosa avrebbe fatto una volta entrato in casa: avrebbe aperto con cura la scatola, cercando di non romperla (dopotutto era grazie ai cereali se era riuscito a parlare con Doojoon. Si meritavano un trattamento speciale), poi se ne sarebbe mangiato una bella tazza, evitando con cura i riccioli di cioccolato. Voleva mangiarseli per ultimi, facendoli sciogliere un po’ nel latte.
Sicuramente avrebbe passato il resto della giornata di nuovo chiuso nella sua bolla di felicità.

Alla fine non mangiò i cereali. Si era scordato di comprare il latte.
Si preparò una fetta di pane e nutella, aspettando che gli altri si svegliassero per poter raccontare loro della fortuna che aveva avuto quel giorno.

~ 3 ~



La terza volta che lo vide fu due giorni dopo, davanti al supermercato.
Yoseob aveva di nuovo perso a kawi-bawi-bo e doveva comprare uova, cipolla e formaggio per le omelette che Gikwang voleva assolutamente mangiare.
Si fermarono davanti alla porta scorrevole non appena si riconobbero.
“Buongiorno” esclamò Doojoon pimpante.
“Buongiorno a te” rispose Yoseob, sorridendo.
“Cosa devi comprare questa volta?” domandò Doojoon, non appena furono entrati.
“Uova, cipolle e formaggio. Il mio coinquilino vuole mangiare omelette oggi” ripose, sbuffando.
“A te non piacciono?” domandò Doojoon, notando la mancanza di entusiasmo.
“No, no” si affrettò a rispondere Yoseob “Ma ho perso di nuovo a kawi-bawi-bo, quindi è toccato a me comprare quello che manca in casa” spiegò imbronciandosi.
Mentre parlavano erano arrivati davanti al reparto delle verdure.
“Io ho bisogno di un paio di peperoni, invece” disse Doojoon prendendo un sacchetto di plastica e porgendone un altro a Yoseob. Si infilò un guanto e cominciò a scegliere i peperoni uno per uno, osservandoli con occhio critico.
Yoseob lo guardò incantato. Gli piaceva il modo in cui le sue sopracciglia si aggrottavano quando vedeva un peperone che non gli piaceva, e come invece si rilassavano quando ne trovava uno di suo gradimento.
“Finito?” gli chiese Doojoon, riportandolo alla realtà.
Yoseob guardò il suo sacchetto ancora vuoto. Era così preso dall’osservare Doojoon che si era dimenticato di prendere le cipolle. Balbettò qualcosa, voltandosi a riempire il sacchetto per nascondere il rossore delle guance e sperando con tutto il cuore che Doojoon non si fosse accorto che lo stava fissando.
“Non sei di queste parti, vero?” chiese Yoseob per non far morire la conversazione.
“Già, si nota molto?” domandò Doojoon, grattandosi la nuca imbarazzato.
Yoseob sorrise “No, stai tranquillo. Anch’io non sono qui da tanto”
Arrivati al reparto frigo, Yoseob cominciò ad osservare le confezioni di gorgonzola dolce e salato, indeciso su quale prendere.
“A me piace più dolce” disse Doojoon dopo qualche secondo.
Yoseob si voltò verso di lui e vide che stava sorridendo come la prima volta che si erano incontrati, quando gli aveva fatto mancare il respiro e girare la testa solo con quel sorriso.
Ci volle qualche secondo per poter riattivare il cervello, ma alla fine Yoseob si riscosse dalla paralisi mentale in cui era caduto e prese il gorgonzola dolce.
Con la coda dell’occhio vide Doojoon sorridere e annuire soddisfatto, come se Yoseob avesse scelto il gorgonzola per lui e lui soltanto.
Prima di separarsi si scambiarono il numero di telefono con la promessa che si sarebbero rivisti.
Doojoon lo salutò con un cenno della mano e un sorriso prima di voltarsi e incamminarsi nella direzione opposta a quella di Yoseob.
Yoseob corse a casa, ignorando la busta della spesa che rischiava di rompersi e gli sguardi curiosi della gente.
Fece le scale a due a due e, non appena entrato in casa, si lanciò sul divano abbracciando il cuscino e ridendo come un pazzo, ignorando le occhiate stupite dei suoi coinquilini. Avrebbe raccontato tutto più tardi, non appena le farfalle nel suo stomaco si fossero calmate perché, da quando aveva visto Doojoon, non si erano ancora fermate.

Alla fine non mangiarono le omelette. Si era scordato di comprare le uova.
Usarono le cipolle e il gorgonzola per condire gli spaghetti che avevano miracolosamente trovato dentro l’armadio. Gikwang continuava a borbottare che avrebbe voluto mangiare omelette, ma smise di lamentarsi non appena mandò giù il primo boccone. Gli spaghetti era squisiti e Yoseob continuò a sorridere per il resto della giornata.

~ 4 ~



La quarta volta che lo vide non fu per caso.
Si erano dati appuntamento al caffè davanti al supermarket.

Yoseob aveva aspettato per due giorni interi che il telefono squillasse, rimanendo a guardarlo con occhi pieni di aspettativa e speranza.
La mattina del terzo giorno, finalmente, il cellulare vibrò annunciando l’arrivo di un nuovo messaggio. Yoseob afferrò subito il telefono, lesse il messaggio (rischiando un collasso solo vedendo il nome del mittente), poi corse a svegliare i suoi coinquilini.
Hyunseung e Gikwang non ne vollero sapere di alzarsi dal letto, quindi Yoseob fu costretto a trascinare Dongwoon nella loro camera.
“Mi è arrivato un messaggio” annunciò dopo essersi messo a sedere a gambe incrociate sul letto di Hyunseung. Aspettò qualche secondo. Non ricevendo nessuna risposta, continuò. “Mi ha chiesto di uscire. Oggi pomeriggio. Noi due soli.”
Guardò i suoi amici uno ad uno, riuscendo a mala pena a stare fermo tanto era emozionato, aspettandosi una reazione da parte loro, ma niente. Sembrava che a nessuno importasse che lui avesse un appuntamento con quello che avrebbe potuto essere l’uomo della sua vita.
Guardò ancora una volta i suoi amici: Hyunseung si era riaddormentato (Yoseob sospettava che in realtà non si fosse mai svegliato), Gikwang guardava un punto fisso davanti a sé e Dongwoon era collassato ai piedi del letto di Gikwang.
Yoseob se ne andò sbattendo la porta, borbottando quanto fossero insensibili e che anche un’ameba era più vivace e pimpante di loro.

Yoseob arrivò in ritardo. Colpa di Gikwang che non voleva prestargli i pantaloni azzurri. Era riuscito a farseli dare solo dopo venti minuti di preghiere e la promessa di fare le pulizie al posto suo.
Doojoon lo stava aspettando davanti alla porta del caffè, bello come se lo ricordava. Quando lo vide arrivare lo salutò con il solito sorriso e subito le farfalle che Yoseob credeva si fossero calmate ricominciarono a far festa nel suo stomaco.
“Scusa il ritardo” disse, ancora un po’ ansimante per la corsa.
“Non preoccuparti, sono arrivato da poco anche io” rispose Doojoon. “Vogliamo entrare?” disse poi, tenendo aperta la porta del caffè per far passare Yoseob.
“Tu cosa prendi?” gli chiese Doojoon una volta arrivati al bancone.
“Mmh… Un bubble tea al miele. E tu?”
“Credo che ne prenderò uno al mango”
Si sedettero con i loro bubble tea al tavolo vicino alla grande vetrata, quella che si affacciava sulla strada del supermarket.
“Mi hanno detto che questo bar fa il miglior bubble tea della zona” disse Doojoon, guardandosi intorno.
“Ti hanno detto bene” rispose Yoseob “È veramente il più buono!” concluse, annuendo. “Da quant’è che vivi qui?” chiese poi, curioso, prendendo un sorso di bubble tea.
“Da circa due mesi. Ho vinto una borsa di studio per poter giocare nella squadra della FC University”
“Davvero?” chiese, Yoseob stupito. “Devi essere parecchio bravo, allora!” esclamò, guardandolo con ammirazione.
“Sì, me la cavo abbastanza bene” rispose Doojoon, facendo spallucce.
“Vedo che la modestia non ti manca” scherzò Yoseob.
“Sono bravo. Perché dovrei dire il contrario?” rispose, ghignando “E tu invece? Cosa studi?”
“Frequento il primo anno all’Accademia d’arte qui vicino”
“Che cosa fai di preciso?”
“Beh, sono solo al primo anno, quindi faccio un po’ di tutto. Ma il mio forte sono i ritratti”
“Ah sì? Allora dovrai farmene uno!”
“C-certo! Quando vuoi!” balbettò Yoseob.
Fare i ritratti per lui era facile, il problema era il soggetto da dipingere.
Quando dipingi si crea una connessione, un legame intimo tra il pittore e il soggetto da dipingere. Se il pittore riesce a comprendere l’anima, l’essenza del soggetto, allora il risultato finale sarà perfetto, a prescindere dalla presenza di sbavature o altri difetti. Questo è quello che gli era stato insegnato il primo giorno di lezione.
Yoseob poteva dire di essere bravo in questo. Non gli risultava difficile creare quel legame speciale e riusciva, con il suo sorriso, a mettere a proprio agio il soggetto che si apprestava a dipingere, perché di solito è lui ad essere a disagio, non il pittore, che si nasconde dietro la tela. Con Doojoon sarebbe stato l’opposto. Yoseob aveva difficoltà respiratorie e cardiache solo a stargli vicino e se avesse dovuto guardarlo per ore sarebbe morto per mancanza d’ossigeno e/o arresto cardiaco. Ne era sicuro.
“Hai detto che frequenti il primo anno?” chiese Doojoon, riportandolo alla realtà.
“Sì, perché?”
Doojoon ridacchiò “Allora dovrai chiamarmi hyung”
Yoseob lo guardò per qualche secondo, poi scoppiò a ridere “Ai suoi ordini, hyung” rispose, calcando sull’ultima parola.
“Yah! Non prendere il giro il tuo hyung!” esclamò Doojoon, fingendosi arrabbiato.
Si guardarono per qualche secondo, poi scoppiarono a ridere.

Yoseob, tornato a casa, si sedette alla scrivania, tirò fuori il suo blocco di fogli e il carboncino e cominciò a disegnare.
Non sentì nemmeno Dongwoon chiamarlo per la cena, tanto era concentrato.
C’era un particolare di Doojoon che Yoseob voleva disegnare a tutti i costi e doveva farlo quando la memoria era ancora fresca.
Una volta finito osservò il proprio lavoro: gli occhi non erano proprio quelli di Doojoon, anche se erano simili. Yoseob sbuffò e accartocciò il foglio.
Avrebbe riprovato un altro giorno, dopo averlo osservato meglio.

~ 5 ~



La quinta volta che si videro Doojoon gli chiese di andare a fare un giro in bicicletta.
La sera prima dell’appuntamento Yoseob tirò fuori dal ripostiglio Anche se sei una bicicletta ripiegabile potresti smetterla di ripiegarti?, ovvero la sua vecchia bici. La spolverò e lucidò con cura, chiedendole scusa per non averla mai usata in tutti quegli anni.
“Davvero quella bici ha un nome?” gli chiese Doojoon.
“Già. Si chiama Anche se sei una bicicletta ripiegabile potresti smetterla di ripiegarti?” rispose Yoseob, sorridendo e accarezzando la bicicletta con amore.
Doojoon scoppiò a ridere “Non credi che avrebbe bisogno di un soprannome?”
“Mmh, forse hai ragione. Devo pensarci”
“Che ne dici di An Se Bi Ri Po Sme Ri?” propose Doojoon dopo qualche secondo.
“Eh?” chiese Yoseob confuso “Ma che roba è?” poi scoppiò a ridere.
“Yah! Almeno ci ho provato! Sono le prime lettere di ogni parola!” protestò Doojoon offeso.
“Non sei molto bravo con i soprannomi, Doojoon-ah” constatò Yoseob, scuotendo la testa.
Doojoon frenò all’improvviso “Come mi ha chiamato?”
Yoseob, che intanto aveva continuato a pedalare, frenò e si voltò verso di lui “Cosa?”
“Come mi hai appena chiamato?” ripeté Doojoon.
Yoseob lo guardò confuso, poi si ricordò. Doojoon-ah. L’aveva chiamato Doojoon-ah.
“I-io. N-no, v-volevo dire. Hai capito male” balbettò Yoseob, arrossendo fino alla radice dei capelli e abbassando lo sguardo.
“Mi piace” annunciò Doojoon.
E Yoseob percepì un sorriso nella sua voce.
“Su andiamo, Yoseob-ah! Dobbiamo finire il giro del lago” disse poi, ricominciando a pedalare “Guarda che ti lascio indietro!”
Yoseob alzò lo sguardo e vide Doojoon allontanarsi. Si affrettò a seguirlo, non riuscendo a smettere di sorridere.
“Chi arriva primo alla staccionata?” lo sfidò non appena lo ebbe raggiunto. Poi cominciò a pedalare veloce, superandolo e ridendo come un bambino.
“Yah! Yoseob-ah! YAH!”

Si fermarono a mangiare sulla riva del lago. Tirarono fuori il pranzo e se lo gustarono all’ombra di un albero.
Yoseob poté assaggiare la cucina di Doojoon e, se proprio voleva essere sincero, ne avrebbe fatto volentieri a meno.
“Doojoon-ah” gli disse dopo aver masticato a fatica il secondo boccone “dovresti frequentare un corso intensivo di cucina, sai?”
Doojoon gli tirò un leggero pugno sulla spalla, togliendogli di mano il piatto di kimchi. Ne prese una forchettata e “Hai ragione” ammise. “Da domani, corso intensivo di cucina” disse risoluto, facendo una smorfia. “Pensi che le papere gradirebbero un po’ di kimchi?” domandò poi.
“Se vuoi che si estinguano fai pure” rispose Yoseob, facendo spallucce.
Alla fine Yoseob mangiò comunque il kimchi di Doojoon. Non voleva offenderlo e, tutto sommato, aveva mangiato di peggio (Se per Hyunseung la cucina era off-limits c’era un motivo)
Dopo aver finito di mangiare riposero i piatti e le posate negli zaini, buttarono via la spazzatura e si distesero sull’erba.
Doojoon si sistemò gli occhiali da sole sul naso, piegò le braccia sotto la testa e si mise ad osservare le nuvole. Yoseob lo imitò, cercando di ripararsi gli occhi dal sole con una mano e fallendo miseramente.
Si maledisse mentalmente per aver dimenticato gli occhiali da sole a casa, anche se in realtà non li indossava mai. Aveva la testa troppo piccola e, quando li metteva, Gikwang lo prendeva sempre in giro, dicendo che sembrava un bambino che aveva rubato gli occhiali da sole a suo padre. Tutto ciò era imbarazzante. Imbarazzante e avvilente.
Sospirò e si sistemò meglio sull’erba, infastidito da un sasso che gli stava perforando la schiena.
Nessuno dei due parlò per un po’. Il silenzio ozioso post pranzo sembrava aver contagiato anche le altre coppie che, come loro, avevano approfittato del bel tempo per fare una gita al lago. Il prato che fino a poco tempo prima era vivace e animato, ora era silenzioso e tranquillo.
Yoseob continuò a guardare il cielo, lanciando ogni tanto qualche occhiata a Doojoon. Cominciò a ridacchiare quando notò una nuvola dalla forma strana. Sembrava una mucca con in groppa una tartaruga. Oppure un maiale con un birillo in testa.
“Doojoon-ah” chiamò dopo un po’, curioso di sapere il suo parere. Doojoon, però, non rispose.
“Yah, Doojoon-ah!” lo chiamò di nuovo. Ancora nessuna risposta.
Spazientito, si voltò per vedere per quale motivo Doojoon avesse deciso di ignorarlo e non poté fare a meno di sorridere quando si accorse che si era addormentato.
Facendo attenzione a non far confusione, tirò fuori dallo zaino il blocco da disegno che si era portato dietro. Si sedette a gambe incrociate e cominciò a disegnare, sperando che Doojoon non si svegliasse proprio in quel momento.
Tracciò le linee dritte del suo profilo con sicurezza, poi il tratto del carboncino si ammorbidì per disegnare le labbra. Dopo il mento fu il turno del collo, poi quello del petto, parzialmente coperto dalle braccia incrociate.
Dopo aver finito l’abbozzo iniziale, passò ai ritocchi. Sfumò il carboncino qua e là, seguendo le ombre che il sole e i rami dell’albero gettavano sul suo volto, ripassò alcuni tratti per renderli più visibili e infine aggiunse la sua firma nell’angolo destro del foglio.
Quando ebbe finito soffiò via dal foglio i residui di carboncino e ammirò il risultato, annuendo soddisfatto.
Ripose il foglio nel blocco, attendo a non piegarlo, e rimise tutto nello zaino, pulendosi le mani macchiate di nero ai pantaloni e ricordandosi troppo tardi che li aveva chiesti in prestito a Hyunseung.
Si voltò verso Doojoon e cominciò a punzecchiarlo sui fianchi, cercando di svegliarlo.
“Doojoon-ah” lo chiamò, con tono petulante.
Doojoon si rigirò su un fianco, mugolando qualcosa e ignorandolo.
“Doojoon-ah”
Yoseob continuò a infastidirlo, finché Doojoon non si svegliò del tutto.
Mentre rideva cercando di non morire soffocato dal braccio di Doojoon, Yoseob pensò che la prossima volta sarebbe sicuramente riuscito a disegnare i suoi occhi.

Tornarono a casa quando si accesero i primi lampioni. Doojoon accompagnò Yoseob fin sotto al suo appartamento e lo salutò con il solito cenno della mano.
Non appena fu rientrato in casa venne assalito dai suoi coinquilini: Gikwang era venuto a parlargli solo per lamentarsi del fatto che ancora non aveva comprato le uova, Dongwoon voleva sapere perché nessuno aveva ancora preparato la cena e Hyunseung era completamente andato fuori di testa appena aveva visto le macchie di carboncino sui suoi pantaloni.
Yoseob ignorò tutti, abbagliandoli con un sorriso che significava chiaramente “oggi me ne frego di tutto e di tutti, sono l’uomo più felice del mondo”. Andò poi a chiudersi in camera, sbattendo la porta e bloccando le urla di Hyunseung che ancora si stava disperando per i pantaloni di Armani che Yoseob aveva rovinato.
Buttandosi sul letto ancora vestito si chiese se fosse il caso di cambiare amici (e coinquilini).


Bene, ringrazio tutti coloro che sono arrivati fino in fondo. La prossima settimana posterò la seconda e ultima parte della storia! Spero che rimaniate con me fino alla fine!
Bye〜yeom

 
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Barby The Demon
view post Posted on 21/12/2012, 17:01




Cap 1

waaa che lunga ^^ ho appena finito il primo ... è carinissima l'idea di farli incontrare in un supermercato ^^ mi ha fatto ridere il pezzo della fila alla cassa eheheh povero kiki LOOOL fortissimo il finale... niente pizza ahahah povero JS ... però mi immagino Yp stralunato che pensa a Doo ... tenerissimo!!!

Per ora la trovo scritta bene ed è interessante.. bravissima!! mammamia quanto scrivi!!! non vedo l'ora di continuare ;)

grazie per averla postata ^^

una cosa... le palline nel bubble tea sono commestibili vero??? O.o
 
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sleeping-b2uty
view post Posted on 23/12/2012, 21:20




Grazie per il commento! Mi ha fatto veramente piacere! Le palline del bubble tea si possono mangiare, sono fatte di farina di tapioca, quindi anche gluten free (non sono sicura al 100% che lo siano, ma io le mangio comunque LOL) è che rompono le scatole dopo un po' perchè sono veramente tante.

Ecco quindi la seconda e ultima parte. Siccome è lunga ho deciso di postare soltanto una parte qui e poi mettere il link di EFP, così che possiate leggerla con più facilità. Tanto è a rating verde e possono leggerla tutti senza problemi.

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~ 6 ~



La sesta volta che si videro era ormai luglio e faceva così caldo che sembrava che pure i vestiti che aveva addosso potessero sciogliersi.
Erano seduti nel solito bar di fronte al supermarket, davanti ad un bubble tea ghiacciato.
“Allora, ci vieni?” chiese per la milionesima volta Doojoon, rigirandosi la cannuccia tra le dita.
“Ci vengo, ci vengo” rispose stancamente Yoseob “A che ora hai detto che comincia la partita?”
Doojoon sorrise, chiaramente contento della sua risposta “Alle sei e trenta. Puoi portare chi vuoi, l’ingresso è libero”
Yoseob ci pensò qualche secondo. Era la prima volta che andava a vedere una partita di calcio. Doojoon aveva insistito tanto e non era riuscito a dirgli no, nonostante avesse una montagna di compiti da fare. I suoi (ingrati) coinquilini avevano trovato delle stupide scuse per evitare di accompagnarlo, quindi avrebbe dovuto andarci da solo. La cosa negativa era che non ci capiva niente di calcio, quella positiva è che avrebbe visto Doojoon giocare.
Magari si sarebbe pure tolto la maglietta.
“Penso che verrò da solo” rispose “I miei amici mi hanno dato buca” continuò con una smorfia.
“Perfetto. Sarai il mio porta fortuna e appena scenderò in campo guardami, perché riuscirò a trovarti anche in mezzo a tutta quella gente!” gli disse ghignando.
Yoseob distolse lo sguardo, imbarazzato, nascondendo le sue guance rosse dietro il bicchiere di bubble tea.
“Vedremo…” riuscì a borbottare e Doojoon gli scompigliò i capelli, scoppiando a ridere.

Non ci mise molto a trovare il campo dell’FC University. Dopotutto era l’università più famosa della zona. Appena entrato si trovò un posto sulle tribune, il più lontano possibile dal gruppo di ragazze che aveva già cominciato ad urlare il nome dei giocatori. Sventolavano anche dei cartelloni. Prestando più attenzione Yoseob sentì che gridavano il nome di Doojoon e che sui cartelloni c’era stampata la sua faccia sorridente circondata da cuori e fiori con le scritte “I love you”, “Marry me” and “I’m yours”. Yoseob storse il naso e si spostò qualche fila più indietro.
Mancava ancora qualche minuto all’inizio della partita e pian piano gli spalti si erano riempiti. Sapeva che la squadra della FC University era famosa, ma non così tanto da attirare così tanta gente per una semplice amichevole. In pochi minuti quasi tutti i posti furono occupati.
All’improvviso gli urli del Yoon Doojoon Fan Club si fecero più forti e Yoseob si rese conto che i giocatori stavano a mano a mano entrando in campo.
Si alzò sulle punte dei piedi, allungando il collo per riuscire a localizzare Doojoon. Riuscì a riconoscerlo, ma non ebbe il coraggio di salutarlo. Tanto non l’avrebbe mai visto in mezzo a tutta quella folla, anche se aveva promesso il contrario. Nonostante ciò continuò lo stesso a sperare che si voltasse verso di lui e che riuscisse a riconoscerlo.
Da questa parte. Da questa parte. Ti prego. Pensò, serrando gli occhi con forza come la prima volta che l’aveva visto al supermarket.
Poco prima che l’arbitro fischiasse l’inizio della partita, vide Doojoon girarsi verso gli spalti e osservare il pubblico.
Yoseob trattenne il fiato. Incrociò il suo sguardo e vide un sorriso aprirsi sul suo volto.
Doojoon era davvero riuscito a trovarlo.
Yoseob arrossì, premendosi le mani sulle guance, cercando di raffreddarle.
Doojoon alzò il braccio e cominciò a salutarlo, saltellando sul posto per cercare di farsi notare.
Mi hai trovato! Sono qui! Avrebbe voluto urlare Yoseob, ma si vergognava troppo. Si limitò ricambiare il saluto, sperando che il suo sorriso fosse abbastanza.
Yoseob non guardò la partita. Guardò Doojoon. I suoi occhi seguivano solo lui. Il suo volto era serio e concentrato, ma allo stesso tempo euforico. Si vedeva chiaramente quanto amasse il calcio.
Yoseob aspettò impaziente che la partita finisse. Voleva scappare da quella folla urlante, dalle gomitate del tizio alla sua destra e dal fumo di sigaretta della donna davanti a lui.
Voleva strozzare quelle maledette oche che urlavano e sventolavano il nome di Doojoon.
Voleva vederlo, voleva toccarlo, voleva baciarlo.
Mi piaci. Mi piaci. MI PIACI!
Non glielo aveva mai detto, ma avrebbe rimediato.
Non appena l’arbitro fischiò la fine della partita, Yoseob scattò in piedi e, senza ulteriori indugi, cominciò a correre verso gli spogliatoi. Con non poche difficoltà riuscì ad aprirsi una via in mezzo alla folla e a raggiungere i piedi delle gradinate. Si fermò solo un attimo per riprendere fiato e guardarsi intorno, cercando di capire dove fossero gli spogliatoi. Per fortuna vide uno dei giocatori dirigersi verso una delle porte poco distanti da dove si trovava. Senza pensarci neanche un secondo lo seguì, sperando fosse la direzione giusta.
Svoltò l’angolo e Doojoon lo stava aspettando. Non si era ancora cambiato, la divisa blu con il numero 32 che aderiva al suo corpo sudato.
Yoseob lo vide e voleva corrergli incontro e abbracciarlo, ma rimase fermo dov’era, timoroso di fare anche solo un passo. Fu in quel momento che Doojoon alzò lo sguardo e, con il volto che gli si illuminava in un sorriso, gli si fece incontro.
“Hai visto?” gli disse, fermandosi davanti a Yoseob e abbassando il volto a pochi millimetri dal suo. “Ti ho trovato!”
E Yoseob non ci pensò due volte a tirarlo per il colletto e a baciarlo. Chiuse gli occhi e unì le loro labbra, sorridendo quando sentì le mani di Doojoon afferrargli i fianchi e avvicinarlo di più al suo corpo.
Yoseob ruppe il bacio, appoggiò la sua fronte a quella di Doojoon e, con le guance arrossate e un sorriso luminoso sul volto, gli sussurrò “Mi hai trovato”.

La storia continua su EFP


Se siete interessati potete finire di leggere la storia su EFP, altrimenti diciamo che può anche finire così (ma consiglio comunque di andare avanti)
Grazie a tutti quelli che hanno letto!
 
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Barby The Demon
view post Posted on 24/12/2012, 08:09




waaaaa mi hai fatto venire la curiosità, però se mi dici che sono così tante non so se lo berrei ahahah...

Veramente bello ^^ non vedo l'ora di avere 2 minuti liberi per finirlo tutto di colpo eheheh

Un salutone e passa buone feste ^^
 
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3 replies since 15/12/2012, 19:20   35 views
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