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Per non dimenticare, Oneshot [Dooseob]

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sleeping-b2uty
view post Posted on 3/11/2012, 17:56




Titolo: ​Per non dimenticare
Tipologia: one shot
Gruppo: B2ST
Pairing: Dooseob
Genere: angst, slice of life, drama, romance,
Rating: PG

per



I



Love of my life - don't leave me
You've stolen my love and now desert me


Yoseob percorse i corridoi ormai famigliari dell’ospedale, salutando di tanto in tanto qualche infermiera, dirigendosi a passo sicuro verso la stanza numero D179.
Arrivò davanti alla porta, ma non entrò subito. Rimase qualche secondo immobile, fissando il nome scritto sulla targhetta, chiedendosi ancora una volta se tutto quello che stavano passando stesse realmente accadendo, desiderando con tutto se stesso che fosse solo un brutto sogno. Purtroppo l’odore pungente di disinfettante e il verde sbiadito delle mura dell’ospedale erano fin troppo reali.
Prese un bel respiro e aprì la porta, mettendo su il suo miglior sorriso.
Doojoon aveva la schiena appoggiata su dei cuscini e lo sguardo rivolto alla finestra. Sembrava sfinito.
“Buonasera, Doojoonie!” esclamò con tono allegro.
Doojoon si voltò verso di lui, sorridendo dolcemente.
“Buonasera anche a te, Yoseobie”
Yoseob si avvicinò al letto dove Doojoon era disteso e schioccò un bacio a fior di labbra al suo ragazzo.
“Mi sei mancato” disse Doojoon, passandogli un braccio attorno alla vita, invitandolo ad avvicinarsi. Doojoon affondò il naso nel golf che Yoseob indossava, respirandone l’odore, aggrappandosi alla stoffa blu quasi con disperazione.
“Anche tu, Doojoon-ah” gli rispose Yoseob, baciandogli dolcemente la fronte. Yoseob ricambiò l’abbraccio, posando le braccia sulle sue spalle ossute. Rabbrividì nel constatare quanto Doojoon fosse dimagrito in quei mesi. Avrebbe voluto abbracciarlo con tutta la sua forza, ma sembrava così fragile...
“Come stai oggi?” chiese dopo qualche minuto.
“Bene” ripose Doojoon, continuando a tenere il volto nascosto nel suo golf.
Mentiva.
Yoseob sapeva che diceva di stare bene solo per non farlo preoccupare.
Era sempre così con Doojoon: gli nascondeva tutto ciò che considerava dannoso, credendo di fare del bene, di alleggerirgli il fardello. Era strano che, dopo tutti quegli anni, ancora non avesse capito che Yoseob odiava essere protetto in quel modo; significava tenerlo all’oscuro di troppe cose e a lui questo non andava giù.
La realtà era che Doojoon sapeva quanto Yoseob odiasse essere tagliato fuori, quanto male gli facesse non dicendo determinate cose solo per non ferirlo, semplicemente si era scelto il ruolo di protettore sin dal primo giorno che si erano conosciuti e, arrivati a quel punto, niente e nessuno l’avrebbe fatto cambiare.
Yoseob aggrottò le sopracciglia, tentando di non mettersi a piangere.
“Yoseobie” lo chiamò Doojoon quando non lo sentì più parlare “Davvero, sto bene”
“Ti credo, Doojoonie” sospirò, cominciando a massaggiargli la nuca.
Le sue dita incontrarono il cappello che gli copriva la testa e si immobilizzarono per qualche secondo prima di riprendere ad accarezzarlo come se niente fosse successo.
“Credo che mi dovrai portare un capello nuovo” disse Doojoon, sollevando lo sguardo su di lui.
“Perché? Questo mi piace!” replicò Yoseob, mettendo il broncio.
Era un cappello rosso, con un pon pon bianco –adorabile secondo Yoseob- e tanti piccoli cuori disegnati sopra.
“Ma questo è invernale! Ormai è quasi primavera!” ribatté Doojoon indignato.
Yoseob non rispose. Lasciò vagare lo sguardo al di là della finestra, osservando il sole tramontare e gli uccelli tornare ai loro nidi.
Non voleva portare un capello nuovo a Doojoon. Cambiare cappello significava ammettere che il tempo era passato, che i momenti insieme sarebbero giunti al termine e che la fine si stava avvicinando.
“Yah! Yang Yoseob!”
Yoseob non lo sentì. Perso nei propri pensieri continuava a massaggiargli dolcemente le nuca.
“Ahia!” esclamò Yoseob improvvisamente “Perché l’hai fatto?” chiese confuso, massaggiandosi il punto dove era stato morso.
“Non mi stavi ascoltando” rispose Doojoon, mettendo il broncio per niente pentito. Poi il suo sguardo si addolcì e portò una mano al volto di Yoseob, accarezzandogli una guancia “Ti vedo parecchio distratto ultimamente. C’è qualcosa che non va?” chiese senza rimuovere la mano, continuando ad accarezzarlo.
Stai morendo, pezzo di cretino! Ecco cosa non va! E smettila di far finta che tutto vada bene, che tutto si risolverà. Tu. Stai. Morendo.
Strinse i denti con rabbia.
Avrebbe voluto urlargliele, quelle parole.
Avrebbe voluto gridargliele in faccia, fargli capire che quel suo stupido sorriso sulle labbra non risolveva un bel niente, nascondeva solo la realtà, trasformando la loro vita in una finzione, distruggendo Yoseob pezzo per pezzo.
Avrebbe voluto prenderlo a pugni e vomitargli addosso tutto il dolore che aveva dentro. Avrebbe voluto…
Non fece niente.
Guardò gli occhi di Doojoon che lo stavano fissando preoccupati e tutta la rabbia che per un secondo aveva provato si dissipò.
Scosse la testa, tentando di sorridere in modo convincente “No, sono solo stanco, Doojoonie”
Stava ancora abbracciando Doojoon quando i suoi occhi furono attratti da un mazzo di fiori colorato sul comodino.
“Chi te li ha portati quelli?” chiese, indicando i fiori con il mento, tentando di cambiare discorso.
“Oh! Sono passati Junhyung e Gikwang stamattina. Mi hanno detto di salutarti!”
Yoseob ringraziò mentalmente i suoi amici che, quando lui lavorava, andavano a tenere compagnia a Doojoon in ospedale, portando sempre qualche fiore o pianta del negozio che Gikwang gestiva per abbellire la stanza.
“Vuoi qualcosa da mangiare?” chiese dopo qualche minuto “è quasi ora di cena”
“Non ho molto appetito, ma tu puoi mangiare, se vuoi” gli rispose sorridendo.
Yoseob scosse la testa, ricambiando il sorriso “Nemmeno io ho fame”
Gli si chiudeva lo stomaco ogni volta che entrava in quell’ospedale. Gli costava una fatica immensa già respirare, figurarsi mangiare.
Yoseob diede qualche colpetto al fianco di Doojoon per farlo spostare un po’, poi si sedette sul letto, appoggiando la testa alla sua spalla, stando attento a non staccare fili o aghi o qualsiasi cosa Doojoon avesse attaccata al corpo.
Sospirò quando la mano del suo ragazzo cominciò ad accarezzargli piano i capelli.
Gli prese l’altra mano e intrecciò le dita con le sue, sistemandosele poi in grembo.
Alzò lo sguardo e incrociò quello di Doojoon: si sorrisero e Yoseob gli si fece più vicino. L’ora delle visite stava per finire e Yoseob voleva approfittare di ogni momento possibile per godersi il calore del corpo di Doojoon.
“Forse è meglio che tu vada” disse Doojoon dopo un po’, interrompendo il silenzio piacevole in cui erano caduti.
“Mmh” mugugnò Yoseob, restio ad alzarsi dal letto e abbandonare la sua fonte di calore.
Alla fine scostò la coperta –quella a pois che aveva portato personalmente e che era la loro coperta preferita- e cercò di sistemarsi un minimo i vestiti tutti spiegazzati.
Non voleva andarsene, ma Doojoon aveva bisogno di riposare e poi l’ora delle visite stava veramente per finire.
“Ci vediamo domani, Doojonie” gli disse, schioccandogli un bacio sulle labbra “La sera ho il turno al bar. Vengo di mattina, va bene?”
“Uhn! Salutami Dongwoon!”
“Lo farò. Buonanotte!” gli rispose, avviandosi verso la porta.
Si bloccò prima di aprirla, stringendo la maniglia con forza.
“Ti amo” disse con voce tremante senza voltarsi.
Non seppe il motivo, ma ebbe come il bisogno fisico di dirglielo prima di andarsene.
Ci fu un attimo di silenzio e poi “Ti amo anche io. Per sempre” sussurrò Doojoon in risposta.
Yoseob uscì quasi di corsa, sapendo che se non se ne fosse andato subito, sarebbe tornato indietro, l’avrebbe abbracciato forte, l’avrebbe coperto di baci e non sarebbe più andato via.
Corse verso la macchina, cercando di ingoiare quella strana sensazione di inquietudine che lo aveva colto all’improvviso.
Sulla via di casa si ripeteva che andava tutto bene, che non c’era motivo di preoccuparsi, ma quelle parole erano così deboli, così false che non riuscì a convincersi di un bel niente.






II



Love of my life can't you see
Bring it back, bring it back
Don't take it away from me
Because you don't know -
What it means to me



Era seduto sul parquet della loro camera con una scatola blu davanti alle gambe incrociate. Sul coperchio era incollato un foglio. Per non dimenticare c’era scritto in bella grafia.
Trattenne una risata leggendolo. Come avrebbe potuto dimenticare?
Dentro quella scatola c’era tutta la sua vita con Doojoon. C’erano foto, bigliettini che si erano scambiati, regali o souvenir dei viaggi che avevano fatto. Era impossibile dimenticare una vita intera. Impossibile e doloroso, tanto quanto ricordarla dopo che quella vita ti è stata portata via.
Aveva ritrovato la scatola nascosta nell’armadio, mentre rimetteva a posto le camicie stirate di Doojoon.
La sfiorò con mani tremanti. La scatola era stata un’idea di Doojoon. “Questa sarà il nostro tesoro” Aveva annunciato con gli occhi che scintillavano “D’accordo? Io ho già iniziato a riempirla!” aveva continuato entusiasta, mostrandogli alcune foto che aveva scattato con la sua amata polaroid.
Yoseob aprì il coperchio, trattenendo il fiato. Infilò una mano tremante all’interno della scatola, tastando il contenuto alla cieca. Le sue dita si strinsero attorno a dei post-it.
Un dolce sorriso gli illuminò il volto. Quelli erano i bigliettini che si scrivevano quando non riuscivano a vedersi per i troppo impegni.
Lesse il primo, blu con delle nuvolette disegnate (Yoseob odiava i post-it a tinta unita e Doojoon ne aveva comprata una scorta con tante decorazioni diverse solo per lui)

Buongiorno, Yoseobie! Ti ho lasciato il pranzo vicino ai fornelli. Scaldalo nel microonde e mangialo tutto, mi raccomando! Ti amo. Per sempre

.

Yoseob poteva immaginarseli, quei post-it, attaccati alla porta del frigo, fissati con la calamita a forma di coccinella che tanto adoravano.
Doojoon non era un bravo cuoco. Non lo era nemmeno Yoseob, però riuscivano comunque a cavarsela.
C’era stato un periodo durante il quale Doojoon e Dongwoon si erano messi in testa di seguire un corso di cucina. Si erano iscritti entrambi e per un po’ non parlarono d’altro. Doojoon, tutte le volte che tornava a casa dopo la lezione, cercava di ripetere quello che gli aveva spiegato il professore, fallendo miseramente ogni volta, finendo per essere sempre consolato da Yoseob.
Dongwoon riuscì a finire il corso con successo.
Doojoon si stancò dopo cinque lezioni. “Ma che vadano al diavolo! Io non sono un tipo da fornelli! E si può comunque sopravvivere di ramyeon!” Aveva detto a Yoseob dopo avergli confessato di aver lasciato il corso.
E Yoseob poteva confermare: si poteva sopravvivere di ramyeon senza alcun’ombra di dubbio. Lo avevano sperimentato durante i primi mesi di convivenza, quando nessuno dei due aveva voglia di cucinare. (La verità era che nessuno dei due ne era capace).
Il secondo post-it era giallo, decorato con tanti girasoli.

Yoseobie, spero che tu ti sia ripreso da ieri. Non ti ho mai visto piangere così tanto per un film. Ci vediamo stasera. Fammi trovare la cena pronta, mi raccomando.
Ti amo. Per sempre

.

Yoseob guardò con le sopracciglia aggrottate il post-it, cercando di capire a quale film si riferisse. Quando gli venne in mente, gli occhi gli luccicarono e il sorriso si fece più luminoso.
Erano seduti sul divano, un braccio di Doojoon stretto intorno alle spalle di Yoseob, mentre il più piccolo si ingozzava di pop-corn, singhiozzando.
Ogni mercoledì sera a turno sceglievano un film e se lo guardavano nel mega schermo al plasma che avevano vinto ad un concorso del supermercato sotto casa.
Quella settimana toccava a Doojoon scegliere il film e Yoseob avrebbe tanto voluto ucciderlo in quel momento. Si stava infilando manciate di pop-corn in bocca a manetta, tirando su col naso e borbottando qualche parola sconnessa di tanto in tanto.
“Io quella proprio non la sopporto” disse all’improvviso, pulendosi le dita unte sulla maglietta.
“Chi non sopporti? E smettila di pulirti le mani sulla mia maglietta” si lamentò Doojoon.
“Rose. Mi sta proprio antipatica” affermò con rabbia.
“Ti sta antipatica solo perché sai come andrà a finire il film, babo” gli fece notare Doojoon.
Yoseob fece schioccare la lingua scocciato e riportò l’attenzione sul film, ignorando il ridacchiare sommesso di Doojoon.
Stavano guardando il Titanic e Yoseob aveva cominciato a piangere dopo circa dieci minuti che era iniziato il film. Maledisse Doojoon in tutte le lingue del mondo per averlo scelto.
Erano quasi arrivati alla fine. La nave era già praticamente affondata e le urla di terrore dei passeggeri coprivano ogni altro suono. Poi arrivarono la calma e il silenzio.
Mancava solo qualche minuto e Jack…Jack…Yoseob trattenne il fiato quando vide Rose staccare le braccia congelate di Jack dalla tavola a cui erano aggrappate. A quel punto scoppiò a piangere, lanciandosi verso la televisione, afferrandola ai lati e scuotendola con forza.
“C’era posto per tutti e due, brutta sgualdrina!” cominciò ad urlare.
Doojoon lo raggiunse, cercando di non ridere di fronte a quella scena a dir poco esilarante, e gli circondò la vita con le braccia, abbracciandolo forte.
“Su, su. È solo un film, Yoseobie” cercò di consolarlo accarezzandogli la testa, non riuscendo però a smettere di ridere.
“Taci. Hai pianto anche tu, lo so! E quella aveva veramente un culo enorme”
Doojoon rise ancora più forte “Su questo non posso darti torto” Poi gli prese il mento tra le dita, facendogli alzare il volto e infine lo baciò.
“Ugh!” esclamò disgustato, interrompendo il bacio “Il tuo moccico non è buono, sai?”
Yoseob gli tirò un schiaffo sul petto, dandogli spalle e mettendo il broncio “Ti odio! Babo!”
Doojoon gli passò le braccia intorno alla vita, posando le labbra sulla sua nuca.
“Ti amo anche io, yeobo.”
Gli occhi di Yoseob si riempierono di lacrime a quel ricordo. Quel post-it risaliva al periodo più caotico della loro relazione. Non riuscivano quasi mai a vedersi per colpa dei loro lavori, ma avevano trovato comunque un modo di comunicare tutto loro.
Pian piano scrivere sui post-it era diventato come un gioco e Doojoon si divertiva a lasciargli bigliettini sdolcinati e pieni di cuoricini, storti, perché non sapeva assolutamente disegnarli. Yoseob si chiedeva spesso come facesse ad avere una calligrafia così perfetta e non saper disegnare un semplice cuore.
Quando Doojoon rientrava a notte fonda dopo aver finito il turno in ufficio, si toglieva i vestiti e li appoggiava sulla sedia. Dopo di che Yoseob sentiva il letto abbassarsi sotto il suo peso e il suo respiro farsi sempre più vicino. Poi Doojoon gli si avvicinava, gli passava un braccio attorno alla vita e gli appoggiava il mento sopra la spalla. Infine gli sussurrava quelle parole che per Yoseob erano come un incantesimo “Buonanotte, yeobo. Ti amo. Per sempre”
Yoseob solitamente si voltava e gli sfiorava le labbra con le proprie, poi si riaddormentava sorridendo.
Il terzo foglio di carta era un biglietto rosso. Lo riconobbe subito e si affrettò ad aprirlo.

Benvenuto a casa, yeobo! Spero di passare il resto della mia vita con te! Ti amo. Per sempre!


Dopo aver letto il biglietto, le dita di Yoseob si strinsero automaticamente attorno all’anello che portava appeso al collo e di nuovo s’immerse nei ricordi.
Avevano comprato quella casa un anno dopo che si erano conosciuti. L’appartamento era all’ultimo piano di un vecchio palazzo dalle mura un po’ scrostate color rosa antico e dal portone verde bottiglia.
Sette piani senza ascensore, le mura dell’appartamento di un colore orribile e la quasi assenza di mobili non erano riusciti a far cambiare idea a Yoseob e Doojoon: quella casa doveva essere loro.
Avevano portato la loro roba il giorno dopo aver firmato il contratto. Hyunseung, Gikwang, Junhyung e Dongwoon avevano dato loro una mano a portare gli oggetti e gli scatoloni più pesanti, augurando loro una morta lenta e dolorosa perché quei sette piani di scale erano una vera e propria tortura.
Quella sera, seduti tutti insieme in cerchio sul pavimento del salotto con i cartoni della pizza al centro avevano brindato all’inizio della loro nuova vita.
Era da tanto che non si riunivano tutti insieme per scherzare e chiacchierare come facevano un tempo, quando ancora non erano così presi dai loro impegni. Osservando i suoi amici ridere ricordando il passato gli fece capire quanto gli mancassero i tempi dell’università, quando non avevano troppe preoccupazioni o responsabilità.
Ora erano cresciuti, maturati, ma rimanevano sempre gli stessi di sempre, niente era cambiato.
Non appena gli altri se ne furono andati, Yoseob diede a Doojoon il suo regalo. Lo aveva visto nella vetrina di un negozio vicino a casa e la prima cosa che aveva pensato era che doveva assolutamente comprarlo per Doojoon. Così era entrato in quel negozio, facendo tintinnare il campanello della porta, guardandosi intorno curioso. Quel piccolo negozio vendeva prodotti così vecchi che credeva fossero stati dimenticati ormai. C’era anche uno scaffale intero pieno di caramelle e cioccolatini che non mangiava da quando aveva dieci anni. Chiese al signore dietro il bancone di incartargli il regalo, prese una manciata di caramelle alla frutta dalla boccia di vetro e pagò sorridendo.
“Tieni, yeobo.” gli disse arrossendo, porgendogli il pacchetto a pois rossi e gialli.
Doojoon lo guardò stupito per qualche secondo: era la prima volta che Yoseob lo chiamava yeobo. Afferrò il pacchetto e strappò con entusiasmo la carta. Rimase poi a fissare il contenuto per diversi minuti.
“Yoseob” lo chiamò dopo un po’ “Questo è il più bel regalo che mi abbiano mai fatto”
Premette le labbra contro quelle di Yoseob e scattò una foto con la sua nuova polaroid. Doojoon era il tipo di persona che dovunque andasse, qualsiasi cosa vedesse, sentiva il bisogno di scattare una foto. “Per non dimenticare” diceva sempre. Per questo, secondo Yoseob, quella polaroid non aspettava altro che essere usata da Doojoon.
Yoseob sorrise contro le sue labbra “Fa’ un po’ vedere”
Doojoon agitò la fotografia per farla asciugare, aspettando di vedere il risultato del suo primo scatto.
“Siamo carini” disse Yoseob quando l’inchiostro si fu asciugato.
“Tu sei sempre carino” rispose serio Doojoon.
Yoseob arrossì “Babo”
Doojoon si alzò all’improvviso e, seguito dallo sguardo confuso di Yoseob, si diresse verso il suo giubbotto (gettato con poca grazia a terra, visto che non avevano un attaccapanni). Tirò fuori qualcosa dalla tasca e tornò a sedersi sul pavimento davanti a Yoseob. Senza dire una parola gli porse il suo regalo. Yoseob afferrò il pacchetto, cercando di non ridere perché il fiocco era più grande della scatoletta a cui era attaccato, e fece per aprirlo.
“Aspetta!” lo fermò Doojoon all’improvviso “Il biglietto! Prima il biglietto!”
Yoseob sbuffò divertito di fronte all’espressione ansiosa di Doojoon. Prese il biglietto pronto ad aprirlo, ma venne fermato dai disegni sopra la busta.
“Ehm, Doojoon?” lo chiamò “Che cosa sono questi?” chiese indicando gli scarabocchi.
Doojoon lo guardò stupito “Sono degli angeli, non vedi?” gli rispose con tono saccente “Quella è l’aureola, quelle sono nuvole e…”
Yoseob scoppiò a ridere, disteso sul pavimento e agitando in aria le gambe.
“Yah! Smettila immediatamente” urlò Doojoon, afferrandogli le mani e tirandolo su a sedere.
“Ok, ok, ora smetto” disse Yoseob senza fiato, asciugandosi una lacrima “Ma davvero, Doojoon-ah, questi più che angeli sembrano dei maiali con in testa un sombrero che cavalcano delle pecore”
Doojoon lo guardò con aria profondamente offesa prima di ribattere “Yang Yoseob! Leggi quel dannato biglietto e apri il regalo! Subito!”
Yoseob gli lanciò un’ultima occhiata divertita prima di aprire il biglietto. Non appena lesse le parole di Doojoon, l’espressione sul suo volto si addolcì e le guance si imporporarono.
Senza dire una parola sciolse l’enorme fiocco attaccato alla scatoletta viola e l’aprì, le dita che tremano appena per l’emozione.
La vista del contenuto lo lasciò per un momento senza fiato. Era un piccolo anello d’argento appeso ad una sottile collana. Se lo rigirò tra le dita, incapace di pronunciare una sola parola. Tutto quello che voleva dire gli si era bloccato in gola non appena aveva visto la scritta incisa all’interno dell’anello. Ti amo. Per sempre.
Per sempre.
Prima di conoscere Doojoon erano solo parole, niente di concreto, niente di reale. Erano quelle parole che trovavi alla fine di ogni fiaba. E vissero per sempre felici e contenti. Parole che sì, forse racchiudevano un sogno, forse un desiderio, ma che comunque sarebbero rima steste solo quello, parole. Poi era arrivato Doojoon e Yoseob aveva cominciato a pensarci al per sempre e quando lo aveva pronunciato a voce alta, le parole gli erano uscite così facilmente che se ne era stupito. E da quel momento aveva cominciato a sperarci.
Yoseob indossò la collana e si lanciò su Doojoon, facendolo cadere a terra. Lo tempestò di baci ovunque, beandosi della sua risata, capendo che quelle mani su i suoi fianchi erano perfette, che quegli occhi che lo guardavano con tanto amore erano tutto quello che aveva sempre desiderato, rendendosi conto che il per sempre poteva essere reale e a portata di mano.
“È una promessa?” chiese all’improvviso, allacciando le mani dietro alla nuca di Doojoon.
“Cosa?” domandò Doojoon che doveva ancora riprendersi dall’assalto di pochi minuti prima.
“Il per sempre”
“Sì” rispose e lo baciò.
Yoseob tornò al presente, le guance rigate dalle lacrime e il corpo scosso dai singhiozzi.
“Bugiardo” sussurrò “Bugiardo” ripeté a voce più alta “BUGIARDO!”
L’urlo rimbalzò sulle pareti della stanza vuota, facendolo sentire ancora più solo.
Il per sempre era stata una bugia. Doojoon se ne stava andando e l’avrebbe lasciato solo. Per sempre. Il quel momento Yoseob odiò con tutto il suo cuore quelle parole.
Pensò a tutto quello che Doojoon si sarebbe portato via andandosene. I suoi piedi freddi quando entrava sotto le coperte, il suo vizio di sistemarsi sempre i capelli ogni volta che trovava una superficie riflettente, l’abitudine di lasciare la schiuma del cappuccino per ultima perché era la parte che preferiva e voleva godersela al meglio, la sua voce quando lo chiamava yeobo, il suo modo di fare l’amore, passionale e dolce allo stesso tempo, il suo sorriso con i denti un po’ storti, i suoi occhi scuri e…Oddio, il suo volto sarebbe stata la prima cosa che si sarebbe di dimenticato. Il tempo avrebbe presto cancellato tutto di lui, non lasciandogli niente sen non ricordi sbiaditi e sfocati.
Le foto. Dove erano le foto?
Svuotò tutto il contenuto della scatola a terra, cercando in mezzo a tutti gli altri ricordi l’album di foto che era sicuro avessero messo là dentro.
Non appena lo trovò se lo strinse al petto, piangendo sempre più forte.
“Non lasciarmi. Ti prego, non lasciarmi. Oppure portami via con te” sussurrò in mezzo ai singhiozzi.
Una preghiera, nient’altro che una preghiera.


III



Hurry back - hurry back
Dont take it away from me
Because you don't know
What it means to me



Non sapeva come ci era arrivato, ma si era ritrovato improvvisamente nella hall dell’ospedale. L’infermiera alla reception lo conosceva bene ormai e quando l’aveva visto entrare alle due di notte, senza le scarpe ai piedi e vestito solo con una maglietta a mezze maniche gli era quasi preso un infarto.
Lo aveva fatto accomodare su una poltroncina con una coperta sulle spalle e lo aveva obbligato a bere un thè caldo. Yoseob aveva cercato di resistere, dicendo che stava bene e che l’unica cosa di cui avesse bisogno era vedere Doojoon. L’infermiera lo aveva minacciato di imbottirlo di tranquillanti se non avesse fatto quello che voleva e alla fine Yoseob si era arreso.
“Posso vederlo?” chiese dopo aver finito il thè.
“Caro, l’ora delle visite è finita da un pezzo. Vai a casa, riposati e…”
“La prego, ho bisogno di vederlo” la interruppe.
L’infermiera lo osservò per qualche secondo e alla fine cedette, incapace di dire di no a quel volto così sconvolto.
“Oh e va bene. Ma vedi di non farti scoprire. Io non ti ho visto”
“Grazie” le disse, sorridendole.
Ripercorse di nuovo quel corridoio. Odiava quelle pareti, odiava quelle porte tutte uguali, odiava quell’odore di disinfettante. Avrebbe voluto non tornarci mai più in quell’ospedale. Ma non percorrere più quei corridoi poteva significare solo una cosa e Yoseob preferiva non pensarci.
Aprì piano la porta della stanza numero D179 ed entrò. Fu stupito di trovare la luce accesa. Si avvinò in punta di piedi al letto, trattenendo il fiato. L’unico rumore nella stanza era il lento beep beep delle macchine. Doojoon stava dormendo con la bocca leggermente aperta, un braccio –quello dove non era attaccato nessun ago- a coprirgli gli occhi.
A quella vista gli occhi di Yoseob si riempirono di nuovo di lacrime. Si abbassò sul suo volto e lo baciò piano sulle labbra. Doojoon mugugnò qualche parola sconnessa, muovendosi un poco, ma non si svegliò.
A quanto pare si era addormentato leggendo. Yoseob spostò il pacco di fogli dal letto, sorridendo. Stava per appoggiarli sul comodino quando notò che Doojoon vi aveva scritto qualcosa. La scriverò ancora una volta, la storia che comincia con noi due che sorridiamo.
Le lacrime cominciarono a scendere di nuovo, silenziose questa volta.
Facendo attenzione si distese sul letto accanto a Doojoon e posò la testa sul suo petto.
Chiuse gli occhi. Il cuore batteva ancora. Non era ancora finita. La loro storia ancora non era giunta al termine, non era necessario riscriverla. Domani si sarebbero svegliati e avrebbero sorriso. Sarebbero stati insieme. Per sempre.






Salve a tutti! Questa storia è stata concepita subito dopo aver visto il Titanic (sì, se fossi stata a casa avrei reagito come Yoseob) ed ecco spiegato il livello di angst. La canzone che ho messo all’inizio di ogni parte è Love of my life dei Queen (vi consiglio di ascoltarla per chi non l’avesse già fatto, perché è stupenda). Quello che Doojoon ha scritto sui fogli bianchi nell’ultima parte, invece, è la traduzione in italiano di Fiction.
Per chi non lo sapesse (anche se dubito che ci sia qualcuno che non lo sappia) Babo in coreano vuol dire stupido e yeobo è come il Dear o Darling inglese!
Non ho altro da aggiungere! Spero solo vi sia piaciuta!
Per chi volesse, c'è anche il link a EFP!
Bye〜 yeom

Edited by sleeping-b2uty - 3/11/2012, 18:19
 
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Barby The Demon
view post Posted on 4/11/2012, 10:36




oddio non è proprio il mio genere ^^''' quindi la sto leggendo pensando che yo sia una ragazza LOL sennò non riuscirei più a guardarlo ahahah mi verrebbe in mente mentre bacia dudu ahahah... ma li hai descritti in modo talmente tenero che bhe quasi non m'importa ^^

cmq la trovo molto ben scritta, mi piacciono le ambientazioni e come le fondi con gli stati d'animo dei ragazzi. Si vede proprio la sofferenza di Yo nell'affrontare i luoghi comuni che lo legano a dudu malato -.-

La storia è triste, ovviamente, ma non sapendo come andrà a finire al 100% lascia un margine di speranza che aiuta il lettore a superare il fatto che siano personaggi reali ^^

Brava mi piace molto e non nascondo che la lacrima stava per uscire ^^''' alla fine del primo capitolo avrei dovuto lasciare perché è domenica, mio marito rugna perché sono al pc, aspetto gente e devo cucinare ahahah... ma sono andata avanti lo stesso ^^ spero ne posterai altre ^^ inoltre in quel sito sono iscritta anche io come Demon S e sto leggendo 'Ⱡ - The Guardians - Ⱡ' di fralala76 ^^ penso che quello che ho scritto qui lo metterò anche nella recensione del tuo racconto su EFP ^^
 
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sleeping-b2uty
view post Posted on 4/11/2012, 14:50




Mi fa piacere che anche se non leggi slash ti sia piaciuta lo stesso! Per fortuna non c'erano scene compromettenti LOL Ti ringrazio molto per i complimenti! Sto lavorando su un'altra storia, però è sempre Dooseob :( sorry!
 
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Barby The Demon
view post Posted on 4/11/2012, 15:02




in effetti mi fa sentire strana leggere di persone che "conosco" eheh invece non ho nessun problema con libri e fumetti a sfondo omo ^^ o cosiddetti yaoi ^^ ma probabilmente è solo una questione di abitudine, sono sicura che se ne leggessi di più alla fine non mi farebbero più effetto ^^ in fono l'essere umano si abitua facilmente ;)
 
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3 replies since 3/11/2012, 17:48   30 views
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