The BEAST for Italy

This is Queen Mafia!

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Viky96
view post Posted on 3/4/2012, 13:51




Allora non ho mai scritto una fanfiction, mi piace scrivere ma non questo genere di cosa. Spero vi piaccia e aspetto i commenti ^_^
titolo: This is Queen Mafia!
personaggi: Rachele (Mafia), CK (Ciara Kim) e B2ST.
Capitolo primo: La Mancanza.
L'aula insegnanti era il terzo locale più grande dell'istituto, ovviamente escludendo la palestra. Era un'enorme stanza con all'interno quattro lunghe cattedre, se così le si poteva chiamare, due grandi librerie, un armadio per i professori e un enorme calco in gesso, forse troppo enorme per essere un calco, che raffigurava la venere di Milo. Rachele si era spesso domandata per quale motivo quella venere si trovasse lì, in quella stanza così orrenda, invece di stare nell'aula 25, quella in cui gli alunni ritraevano dal vero soggetti di grandi dimensioni. L'aula insegnanti come stanza era a dir poco squallida, se non di più. Le pareti erano tinte di un grigio intriso di giallo, e le piastrelle del pavimento, attraversate da lievi crepe, rendevano ancora più triste quel locale. Rachele la odiava, puzzava persino di fumo! Sua madre, infastidita da quell'odore pungente, sedeva accanto a lei con le gambe accavallate e le braccia distese sui braccioli delle piccole seggiole poste di fronte la prima cattedra della stanza a entrare. Dall'altro capo della cattedra, invece, vi era più rilassata la professoressa d'inglese della giovane. Era una donna slanciata con i capelli biondi e gli occhiali quadrati. La donna si portò la mano chiusa in un pugno alla bocca e si schiarì la voce -Signora Cavalcanti sono contenta che lei abbia seguito il mio consiglio.- La madre dell'alunna si sporse in avanti appoggiando le mani sottili sulla cattedra -Ho riflettuto sulla questione, signora, e sono arrivata a questa soluzione, la più conveniente...- la donna fece una pausa per posare lo sguardo sulla ragazza -...per mia figlia, sia chiaro.- La professoressa sorrise compiaciuta -Ha fatto bene signora, sono stata l'insegnante di sua figlia per ben quattro anni, chi meglio di me può conoscerla dal punto di vista scolastico.- La giovane osservava le due donne compiaciute della conversazione che stavano intraprendendo, e con una smorfia spostò lo sguardo altrove.
-Sceglierò la scuola più idonea a lei, stia tranquilla.-
-Oh più che tranquilla! E poi già questo piccolo trasferimento porterà un grosso cambiamento nella vita di mia figlia, non voglio che questo si prolunghi e non la sconvolga.-
A quel punto la professoressa si rivolse a Rachele:-Sei triste Rachele per questo?- Ma la domanda parve non giungere alle orecchie della studentessa che imperterrita continuava a fissare la finestra dall'altro capo della stanza. La madre, innervosita, le colpì il braccio con una lieve spinta. La ragazza si girò verso le due donne con espressione interrogativa -Rachele, la professoressa ti ha fatto una domanda!- la madre di Rachele pronunciò quelle parole come un ringhio.
-Penso che Rachele sia turbata in questo momento. Forse è meglio se la lasciamo andare a farsi un giro per l'istituto, mentre noi parliamo di questa iscrizione.- la professoressa rispose al posto dell'alunna prendendo, quasi, le sue difese. La madre fece una smorfia -Sì, è meglio.-
A quel punto Rachele non se lo fece ripetere due volte, si alzò e se ne andò lasciando sole le due donne. L'aria che c'era nel corridoio era decisamente più respirabile di quella dell'aula insegnanti, e decisamente più fresca. L'enormi porte antincendio facevano entrare quella brezza leggera che ogni tanto intrecciava le sue dita tra i capelli dorati della studentessa. Con un lungo respiro Rachele si sedette sulla scalinata che portava al piano superiore con il volto tra le mani. Era frustrata. Lei non voleva andarsene, non ora, non ora che aveva trovato qualcuno con cui stare, con cui confidarsi; un'amica. Aveva passato anni della sua vita da sola, e ora che aveva conosciuto Amanda, lei se ne doveva andare, per di più in un paese che non le piaceva. Era stufa, stufa di sua madre, stufa di suo padre, stufa della scuola e dei suoi compagni di classe. Ma il partire non avrebbe risolto nulla, e questo Rachele lo sapeva bene. Anzi, le avrebbe peggiorate; già lei era una ragazza con enormi difficoltà a socializzare, figuriamoci se riusciva a fare amicizia in un paese di cui non conosceva nemmeno la lingua. Per Rachele era impensabile. Partire per la Corea del Sud le metteva ansia, e poi che paese è la Corea del Sud? "Se proprio proprio devo partire per l'Asia, me ne vado in Giappone!" pensò la giovane La Corea la mmaginava come un paese piatto, inanimato. Rachele non voleva partire, lei stava benissimo lì dov'era.
La porta dell'aula insegnanti si spalancò, sulla soglia c'era sua madre che la scrutava con occhio critico. Rachele si alzò in piedi.
-Possiamo andare.- disse la donna senza staccarle gli occhi di dosso. Rachele non rispose, si limitò ad annuire col capo. La madre la prese sotto braccio e insieme si diressero verso l'uscita.
-La tua insegnante ha detto che riuscirà ad iscriverti in un'ottima scuola, ovviamente privata. Dice di avere dei corrispondenti in alcune scuole di Seul che parlano molto bene l'italiano, così farai meno fatica a inserirti con un punto di riferimento.- La madre di Rachele odiava i silenzi, la ragazza lo sapeva bene, ma non rispose comunque.
-So che sei frustrata ma vedila in positivo; la tua vita ricomincerà da zero!-
-Wow! Che fortuna!- furono le uniche parole che uscirono dalla bocca della figlia. Rachele aveva un carattere particolare, era piuttosto acida e amava spesso fare fare battute di cattivo gusto, quando parlava con sua madre lo faceva spesso.
-Non abbiamo altra scelta, papà ha già pagato l'appartamento e il lavoro è già suo!-
-Se se.- Rachele dileguò la conversazione, non voleva sentire altro.
Insieme, madre e figlia, discesero le scale e prima di giungera alla porta, lo sguardo di Rachele si posò su una ragazza dai capelli corvini alla fotocopiatrice; era Amanda. Gli occhi di Rachele si accesero e il cuore le sussultò. Amanda la fissava con le lacrime agli occhi, e appena questi incrociarono quelli dell'amica, la giovane poò lo sguardo altrove; non doveva piangere, non poteva. Il volto di Amanda sarà l'unico ricordo nitido che seguirà Rachele fin laggiù, fino in Corea.
 
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